13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia

INFANZIA E ADOLESCENZA

L’allarme del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia: “I diritti mancati di una generazione sospesa tra sogni e incertezze”

 

21 novembre 2023 – In occasione della giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza il Gruppo CRC pubblica il 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia (13° Rapporto CRC), presentato oggi nel corso di un evento online aperto dall’intervento della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.

L’evento, dal titolo “I diritti mancati di una generazione sospesa tra sogni e incertezze”, si pone l’obiettivo di creare un momento di dialogo che coinvolgerà i differenti livelli di governance protagonisti delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Numerose le testimonianze “dal campo” raccontate dalla voce degli operatori delle associazioni facenti parte del Gruppo CRC che ogni giorno, da differenti contesti e territori, lavorano con e per i ragazzi e le ragazze.

Sarà questa anche l’occasione per presentare il 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia – 13° Rapporto CRC, redatto nel corso di questi ultimi mesi dalle oltre 100 associazioni parte del Gruppo CRC e appena pubblicato. Il Rapporto fornisce come sempre una panoramica completa di tutti i diritti riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), raggruppandoli in 10 capitoli e 46 paragrafi. Dall’analisi proposta dal Rapporto emerge in modo inequivocabile l’importanza di fornire risposte adeguate uscendo dalla logica degli interventi per singoli “settori” e avviando un processo di ricomposizione in grado di promuovere il benessere complessivo delle persone di minore età che vivono nel nostro Paese.

La fotografia che ci troviamo ad osservare è quella che ritrae una quotidianità in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono nel nostro Paese manifestano un malessere diffuso che si esprime in diversi modi, ma riguarda tutte le sfere dell’esistenza e coinvolge le diverse fasce d’età. Pesa la percezione di un futuro incerto: crisi economiche ricorrenti, crescenti disuguaglianze, pandemia, guerre. Nello stesso tempo resta viva in molti bambini e ragazzi, sia la consapevolezza delle sfide che il mondo attraversa, sia la volontà di impegnarsi personalmente e collettivamente per affrontarle. Su queste grandi risorse, di coscienza e di solidarietà, si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro.

Il lungo isolamento generato dal COVID ha comportato il rarefarsi dei luoghi di incontro ed ha indotto molti giovani e giovanissimi a chiudersi in sé stessi, ricorrendo ad un eccessivo utilizzo dei media. Inoltre, in molte delle nostre città mancano anche punti di riferimento territoriali, luoghi aggregativi aperti, spazi gioco, contesti di socializzazione occasionali e liberi come piazze e cortili.

È quindi necessario e doveroso che gli adulti assumano responsabilità e riconoscano le mancanze dell’attuale sistema per avviare un ripensamento complessivo delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Avendo un orizzonte temporale di lungo periodo ed in maniera che ciò coinvolga tutta la comunità educante. Per fare questo è centrale ascoltare le ragazze e i ragazzi, promuoverne il protagonismo e tenere conto delle loro esigenze e della loro opinione per giungere alla piena attuazione dei loro diritti.

Il Gruppo CRC, facendo leva anche sul prossimo appuntamento con il Comitato ONU, intende portare l’attenzione delle istituzioni sulle criticità del nostro sistema, valorizzando i punti di forza che emergono anche delle molteplici esperienze condotte a livello territoriale, per innescare un cambiamento sistematico che veda tutti protagonisti nel farsi carico delle esigenze di una generazione sospesa tra sogni e incertezze.

Il 13° Rapporto CRC è disponibile su: https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2023/11/RAPPORTO-CRC-2023.pdf

Relazione illustrativa relativa al Rendiconto 5×1000 dell’Irpef relativo Anno 2019 – 2020

Roma, 22 ottobre 2022 

L’Associazione “A Roma, Insieme – Leda Colombini ODV”, fondata nel 1991, promuove campagne d’informazione, attività di formazione, di cultura e iniziative di solidarietà sociale, con particolare attenzione alle persone detenute all’interno delle carceri di Roma. I progetti sono resi possibili anche grazie alla partecipazione a bandi finanziati da Enti Pubblici (Regione e Comune) e fondazioni private.

Dal 1994 si occupa dell’affettività in carcere con le donne detenute nella Casa Circondariale femminile di Rebibbia. In particolare si prende cura dei bambini della Sezione Nido che vivono fino al compimento del terzo anno di età con le loro mamme dietro alle sbarre.

Obiettivo dell’Associazione è che nessun bambino varchi più la soglia di un carcere. 

L’associazione ha sede in Roma, Via Sant’Angelo in Pescheria n. 35/A, all’interno di locali di proprietà del Comune di Roma – Dipartimento Patrimonio e, ad oggi, siamo in compensazione della quota affitto in quanto creditori di una somma versata anticipatamente.

La Presidente, il Consiglio Direttivo e i soci volontari prestano la loro opera a titolo completamente gratuito, fatta eccezione della persona addetta alla segreteria, unica figura part-time a percepire uno stipendio. Alcuni dei progetti attivi usufruiscono, a volte, della collaborazione esterna di professionisti il cui rapporto economico rientra nell’ambito delle collaborazioni con lettere d’incarico per la realizzazione del progetto.

Il contributo del 5×1000 relativo all’anno 2020-2019, accreditato sul c/c di questa associazione in data 29/10/2021 (per importo pari a € 3.115,12) è stato utilizzato esclusivamente per sostenere i costi di funzionamento dell’associazione e per l’acquisto di prodotti utili al raggiungimento dello scopo sociale. 

Anche l’anno 2021-2022, interessato dal contributo è stato, purtroppo, caratterizzato dalla importante riduzione delle attività all’interno delle carceri in cui l’associazione è impegnata (Rebibbia e Regina Coeli) causata dalla crisi sanitaria in corso e dalla conseguente chiusura, degli istituti penitenziari, all’ingresso di operatori esterni e non solo. Abbiamo partecipato al “Bando Ristori” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali erogatoci, però, a dicembre del 2022. 

Ciò nonostante l’associazione ha continuato ad impegnarsi nel sostegno economico e di sostegno solidale con le persone maggiormente provate dalla crisi sanitaria: persone detenute e loro familiari.

Inoltre, in collaborazione con la Fondazione Asilo Savoia, con cui é stato sottoscritto un Accordo di Partneriato relativo alle attività di volontariato presso la Casa Famiglia Protetta di Leda, sono state svolte varie attività con i nuclei mamma-bambino lì ospitati. Le donne-madri si trovano presso quella struttura in misura alternativa alla detenzione in carcere.

Il contributo del 5×1000 è stato prevalentemente investito nelle spese indicate alla voce corrispondente al Punto 5 del Modello, perseguendo gli scopi sociali dell’associazione: quello di alleviare, anche solo con piccoli doni, la condizione delle donne e madri detenute insieme ai loro piccoli e di tutte le persone detenute negli istituti penitenziari per adulti presenti nella città di Roma. 

Il restante importo del 5×1000 ricevuto è stato impiegato per le spese alla voce Punto 2 del Modello “Costi di Funzionamento” nelle quali rientrano le utenze e i servizi.

Non sono state fatte erogazioni a favore di altri enti o accantonamenti dell’importo percepito.

La presente relazione sarà consultabile qui di seguito. 

 

La Presidente

Giovanna Long

Relazione

Rendiconto

 

Comunicato stampa del 22 Marzo 2023 – L’infanzia non si incarcera!

L’infanzia non si incarcera!

Una lettera-appello per non bloccare la legge.

In seguito alla presentazione di emendamenti che fermano la proposta di legge in Commissione Giustizia della Camera, associazioni, garanti e singoli soggetti impegnati sul tema dei diritti in carcere chiedono di non tradire il lavoro svolto finora e di accelerare l’approvazione Un appello rivolto al Presidente e ai componenti della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati per ripristinare lo spirito originario della proposta di legge d’iniziativa dei Deputati Serracchiani, Costa, Di Biase, Casu, Furfaro. A.C. n. 103 e liberare finalmente i bambini detenuti nelle carceri a seguito delle mamme.

Ad inviarlo oggi Cittadinanza attiva e A Roma Insieme – Leda Colombini, con la sottoscrizione di altre 12 organizzazioni civiche e di volontariato attive sul tema dei diritti dei detenuti, nonché di 4 Garanti dei diritti delle persone private della libertà e del Presidente della Conferenza dei Garanti Territoriali. Attualmente la proposta di legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori” è ferma presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, per via della presentazione di una serie di proposte di emendamenti: una situazione – si legge nell’appello – “estremamente preoccupante, sia perché rischia di aprire una nuova fase di stallo sul provvedimento, sia perché gli emendamenti depositati depotenzierebbero l’intero impianto della proposta di legge, contraddicendone finalità e motivazioni.”

La proposta di legge, nata su iniziativa dell’ex onorevole Siani e che nella scorsa legislatura non aveva completato l’iter di approvazione a causa della caduta del Governo Draghi, si inserisce in un percorso di proficua e positiva collaborazione tra Parlamento ed organizzazioni della società civile, contrassegnato da una grande spinta e valenza civica che non ha mai avuto bandiere. Introduce misure efficaci e ragionevoli, rimuovendo anzitutto ostacoli e limiti – di natura economica e giuridica – presenti nella normativa vigente che continuano ad alimentare il fenomeno dell’incarcerazione dell’infanzia e a produrre nuovi ingressi di bambini in carcere al seguito delle madri.

Tra le più apprezzabili, le disposizioni rivolte a sostenere e promuovere il sistema delle case famiglia protette come modello alternativo alle soluzioni detentive di madri e bambini, comprese quelle della detenzione negli Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri (ICAM). Da qui l’appello delle organizzazioni e dei vari soggetti che chiedono ai parlamentari di non fermare questo percorso e di recuperare lo spirito originario affinché il testo completi quanto prima l’esame in Commissione Giustizia, senza modifiche che ne tradiscano l’intento o esulino dalla esplicita finalità: ossia che i bambini e le bambine possano vivere i loro primi anni di vita con le madri, siano esse in attesa di giudizio o in esecuzione penale, in un ambiente non detentivo.

Aderiscono all’iniziativa

I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: i dati ragione per ragione, il 2 dicembre

 

Il Gruppo CRC pubblica, in occasione della giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la seconda edizione del Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021”, a distanza esatta di tre anni dalla prima. Il Rapporto sarà presentato nel corso di un evento on line promosso in collaborazione con Vita il prossimo 2 dicembre, ed a seguire sono stati programmati una serie di appuntamenti (in presenza e online) a livello regionale (si parte il 10 dicembre con Palermo e Trieste).

La pubblicazione affianca l’analisi nazionale sviluppata nel Rapporto annuale di monitoraggio con l’obiettivo di offrire una fotografia regionale attraverso una serie di indicatori, offrendo utili spunti per ulteriori approfondimenti. In particolare, sollecita le istituzioni pubbliche alla raccolta puntuale, sistematica e disaggregata di informazioni necessarie a programmare interventi efficaci e sostenibili per i bambini, le bambine, gli adolescenti e le loro famiglie.

Come recentemente evidenziato anche dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle proprie raccomandazioni all’Italia occorre “portare avanti misure urgenti per rispondere alle disuguaglianze regionali rispetto all’accesso al sistema sanitario, alla lotta alla povertà, alla garanzia di alloggi dignitosi, inclusa la prevenzione di sgomberi, allo sviluppo sostenibile e all’educazione in tutto il Paese”.

In Italia permangono ancora numerose e profonde diseguaglianze regionali nell’accesso e nella qualità dei servizi di salute, dei servizi educativi, e nell’incidenza della povertà, che vuol dire che le persone di minore età hanno differenti opportunità e diritti a seconda di dove nascono e crescono. Si tratta di una discriminazione su base regionale, che ha un forte impatto sulla vita dei bambini, e che rende indispensabile avviare una programmazione strategica in grado di investire con efficacia le risorse per l’infanzia e l’adolescenza, comprese quelle che arriveranno dal livello europeo, sia dal PNRR che dai fondi della prossima programmazione 2021 -2027I tempi sono ormai maturi anche per colmare la carenza di dati riguardo l’infanzia e adolescenza, che caratterizza alcuni settori in modo particolare, e l’adozione della Garanzia europea per l’infanzia (Child Guarantee), che prevede tra l’altro “di aumentare la disponibilità, la portata e la pertinenza di dati comparabili a livello dell’Unione” relativamente alle persone di minore età, può essere l’occasione per compiere un passo in avanti anche nel nostro Paese.

Con questo lavoro le associazioni del Gruppo CRC intendono stimolare e contribuire ad un processo che porti ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della condizioni dell’infanzia nei singoli territori, e conseguentemente superare le disparità che sono sempre più evidenti.

La pubblicazione è organizzata in schede regionali che offrono dati sintetici e comparabili relativi alle aree tematiche individuate. Partendo dai contenuti dei rapporti annuali di monitoraggio, sono stati individuati sette raggruppamenti tematici, due in più rispetto alla prima edizione. Per ognuno di essi è stato individuato un set di indicatori che, seppur limitato, anche in considerazione della difficoltà di reperire dati disaggregati per la fascia 0-17 anni a livello regionale, possa rappresentare la condizione dell’infanzia nei diversi territori per le specifiche aree tematiche.

Leggi il rapporto

Giornata diritti infanzia e adolescenza: Cittadinanzattiva e A Roma Insieme-Leda Colombini

Comunicato stampa Roma, 18 novembre 2021 

Giornata diritti infanzia e adolescenza: Cittadinanzattiva e A Roma Insieme-Leda Colombini tornano a chiedere l’approvazione della proposta di legge Siani perché nessun bambino varchi più la soglia di una prigione. 

In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra sabato 20 novembre, Cittadinanzattiva e A Roma Insieme-Leda Colombini tornano a richiamare l’attenzione pubblica sulla condizione, gravemente trascurata, dei bambini detenuti ed a richiedere con forza che si approvi rapidamente la proposta di legge promossa dall’On. Siani recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori(AC 2298, depositata l’11 dicembre 2019).  

“Abbiamo il dovere di ricordare i 24 bambini che oggi sono reclusi negli istituti penitenziari assieme alle mamme detenute. Un fenomeno che può apparire dalle dimensioni contenute, ma che invece rappresenta una condizione drammatica ed inaccettabile per i diritti dell’infanzia. Con l’approvazione di questa legge nessun bambino varcherebbe più le soglie di una prigione, ed invece ci spiace constatare che, dopo una prima fase di convergenza tra tutte le forze politiche, la proposta è ferma ormai da mesi presso la Commissione giustizia della Camera dei Deputati senza che se ne comprenda il motivo”, ricordano Cittadinanzattiva e A Roma Insieme-Leda Colombini, da tempo impegnate perché si adottino misure idonee a superare definitivamente il fenomeno della incarcerazione dei bambini, puntando sullo sviluppo del sistema della case famiglia, dove ospitare i piccoli con le loro madri, come alternativa ad ogni soluzione detentiva.  

“Oggi i deputati Siani e Lattanzio, insieme a Gabriella Stramaccioni, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Roma, sono in visita presso la sezione nido del Carcere di Roma Rebibbia, dove oggi sono recluse due mamme, di cui una incinta, con due figli piccoli ed una terza donna in stato di gravidanza, per ricordare a tutti questa drammatica situazione”. 

La proposta di legge Siani, nella sua versione originale, riconosce centralità all’interesse superiore del bambino, alla tutela della salute psico-fisica del minore e del legame con il genitore come elemento fondamentale in particolare nei primi anni di vita, coerentemente con le numerose indicazioni in tal senso della Corte Costituzionale ed i principi sanciti dalle convenzioni internazionali. In particolare, il testo mira a rimuovere gli ostacoli di natura giuridica ed economica, presenti nella normativa vigente, che sono all’origine del problema della carcerazione dei bambini assieme alle loro madri e individua le case famiglia come soluzione alternativa principale.  

“Il varo della “legge Siani”, inoltre completerebbe il percorso avviato lo scorso anno con l’approvazione di una norma, inserita nella legge di bilancio 2021 su proposta delle nostre organizzazioni, che ha istituito un fondo triennale, di complessivi 4,5 milioni di euro, destinato ad implementare il sistema della case famiglia. Un risultato importante, che rischierebbe di rimanere largamente vanificato se non lo si accompagna con le ulteriori misure previste dalla proposta di legge”.

FUORI DAL CARCERE I BAMBINI! BASTA POCO PERCHÉ SIA REALTA’

Lettera congiunta per una riforma urgente della Legge 62/2011

Le scriventi organizzazioni chiedono con urgenza che la legge 62/2011, esempio di normativa innovativa e lungimirante al tempo della sua approvazione, venga oggi riformata per rispondere meglio alle esigenze dei bambini che vivono una condizione di detenzione al fianco delle loro mamme.

In particolare le stesse invitano il Parlamento a riattivare urgentemente il dibattito sul tema onde permettere l’approvazione di alcune modifiche all’attuale impianto normativo, non più rimandabili.

Obiettivi urgenti sono infatti: ridurre il numero di bambini (troppi) che ancora oggi varcano la soglia del
carcere anche quando questo potrebbe essere evitato, promuovere l’istituto delle Case Famiglia, oggi sola ed
unica reale alternativa alla detenzione, prevedere un impegno dello Stato anche in termini finanziari affinché
ai bambini sia dato effettivamente di ridurre al minimo l’esperienza della detenzione.

L’Italia deve disporre di una legislazione in materia di infanzia in grado di assicurare sempre il rispetto del superiore interesse del minore e questo, a maggior ragione se i bambini destinatari delle sue disposizioni vivono una condizione di estrema vulnerabilità, quale quella causata dalla detenzione con la propria mamma.

Nonostante la legge 62/2011 abbia introdotto delle forme di tutela nuove, in favore delle madri detenute con
bambini, sia in fase di custodia cautelare, sia di detenzione speciale, con l’istituzione delle Case Famiglia
Protette, tuttavia restano ancora molti i nodi da sciogliere.

Il principale problema, infatti, è che oggi i bambini possono ancora varcare la soglia del carcere sia in via
cautelare, sia in esecuzione pena della madre.

Al 30 giugno 2020 in tutta Italia le madri detenute con al seguito bambini sono 29 per un totale di 32 bambini, pochi se comparati alla popolazione carceraria complessiva e pur tuttavia assolutamente troppi se si considera che si potrebbe evitare per molti di loro la sofferenza del carcere.

Di questi bambini, infatti, ben 20 sono ancora nelle carceri e 12 negli Icam.

Va ricordato che gli Icam, per quanto siano espressione di una detenzione attenuata, restano tuttavia strutture carcerarie, pertanto non idonee ad accogliere o crescere dei bambini.

Inoltre, l’introduzione degli ICAM di cui alla L.62/11 ha innalzato da 3 a 6 l’età dei bambini che possono
esservi accolti con evidenti ripercussioni sul piano della tutela del superiore interesse de minore.
Una cosa, infatti è crescere in una Casa Famiglia altra, invece, è crescere in un carcere, per quanto attenuato.

 

I PROBLEMI

Questi i fattori che contribuiscono a rendere il quadro di tutela dei bambini detenuti con le madri lacunoso e
non aderente al superiore interesse del minore:

– Accesso dei bambini in carcere anche per motivi cautelari in quanto la custodia cautelare in carcere
per la madre con bambino sino ai 6 anni è prevista ove sussistano esigenze cautelari di particolare
rilevanza; questo significa far accadere al carcere bambini in una età in cui non hanno bisogno solo
della madre ma anche di rapporti e stimoli con il mondo esterno.

– Accesso dei bambini in carcere in fase di esecuzione pena.

Pur avendo la legge 62/2011 introdotto le Case Famiglia Protette, il loro ricorso è limitato. Se
sussistono gravi motivi il giudice può infatti disporre l’esecuzione pena in un ICAM (Istituti
Custodia Attenuata per Madri). Negli ICAM i bambini possono stare sino a 6 anni, perché la legge
62/2011 ha innalzato l’età da 3 a 6 anni.

Ove non sussistano i requisiti per entrare in un ICAM, la pena viene eseguita in carcere e il bambino
segue la madre.

– Ricorso alla soluzione degli ICAM anche in casi in cui madre e bambino potrebbero avere accesso
alle Case Famiglia.

– Assenza di percorsi stabili di uscita dall’Icam (e/o dal carcere) per i bambini ivi reclusi atti a
garantirne l’inserimento educativo, sociale e culturale nel tessuto della comunità;- Assenza di progetti individuali dedicati al bambino su cui fondare e pianificare la sua vita in carcere e successivamente la sua uscita e frequente esclusione della madre dalla costruzione di questo percorso;

– Mancanza di progetti per favorire legami esterni al carcere a supporto del bambino e della
genitorialità (ad esempio con famiglie potenzialmente affidatari e/o risorsa);

– Confusione circa la natura delle Case Famiglia che dovrebbero accogliere madri e figli in esecuzione
penale esterna. Il termine ‘Protette’ infatti non è precisato nella normativa (non si prevedono cioè
servizi speciali al suo interno) e non è vincolante.

In molte Regioni si sono utilizzate case famiglia ‘normali’ e ben qualificate, a dimostrazione che la
norma rischia di inibire e limitare l’uso delle case famiglia in maniera veramente diffusa.

Quindi il termine ‘protetta’ rischia di creare confusione.

– Assenza di obblighi finanziari a carico dello Stato rispetto al sostentamento dei bambini e madri
detenuti che dovessero essere accolti in Case Famiglia.

LE NOSTRE RACCOMANDAZIONI E PROPOSTE

1. Che si riduca quanto più possibile l’accesso di bambini al carcere, comprendendo con questo termine
anche gli Icam, favorendo il ricorso alle Case Famiglia.

2. Che il ricorso agli Icam (sia in via cautelare che in esecuzione pena) sia limitato ai casi di
eccezionale gravità, onde evitare che bambini possano ancora varcare la soglia del carcere.

3. Che i bambini siano fatti uscire dagli ICAM assolutamente ai 3 anni e comunque si favorisca la loro
uscita anche già dal primo anno, ove possibile

4. Che il bambino a partire dal 9° mese di età sia inserito in via obbligatoria nei servizi della
primissima infanzia del territorio onde garantirne il pieno ed equilibrato sviluppo fisico, psicologico
e relazionale con la comunità dei pari e con l’esterno.

5. Che siano previste risorse ministeriali per l’accompagnamento del bambino all’esterno per la
frequentazione del nido e/o scuola materna e ciò non sia lasciato solo alla discrezionalità e
solidarietà del volontariato, stante l’importanza cruciale che questi servizi rappresentano per il
benessere del bambino. A meno che si stipulino accordi interistituzionali e si offrano finanziamenti
al volontariato stesso.

6. Che sia garantito un raccordo ed una progettualità condivisa tra i servizi del carcere e del territorio,
con coinvolgimento diretto della madre, volto alla costruzione del percorso di uscita del bambino
dal carcere.

7. Ove questa prassi ancora non c’è, che siano individuate soluzioni di accoglienza del bambino, che
possano essere condivise con la madre, al fine di favorire una previa costruzione di un rapporto di
fiducia e conoscenza, della famiglia affidataria ad esempio, essenziale per aiutare il bambino a
percepirla come nuovo ‘luogo’ di affetti e protezione.

8. Che nell’ottica di ridurre al massimo la frequentazione dei luoghi carcerari da parte del bambino,
siano favorite le attività ulteriori rispetto al nido e alla scuola dell’infanzia: laboratori, iniziative di
svago e gioco etc. In quest’ottica sia quindi promosso e favorito l’istituto dell’affidamento diurno
(affidamento ad una famiglia e/o singola persona individuata dal Comune che accoglie il bambino
durante il giorno, mentre la sera e in caso di malattia il bambino resta con la madre). Solo ed
esclusivamente per le residue ore in cui il bambino è costretto a frequentare il carcere si chiede che
tali attività siano previste anche al suo interno.

9. Che sia effettivamente promosso e reso accessibile l’istituto delle Case Famiglia, prevedendo
pertanto di:
– eliminare il vincolo normativo che prevede che la realizzazione delle Case Famiglia sia senza
oneri aggiuntivi per lo Stato
– prevedere il pagamento della retta del nucleo mamma – bambino a carico del Ministero o
dell’ente locale si cui insiste la Casa Famiglia

10. Che sia eliminato il termine ‘protette’ che induce a ritenere erroneamente che per poter fungere da
Casa Famiglia una comunità debba avere specifici requisiti che ad oggi non trovano un richiamo
nella normativa e dunque non sono vincolanti

11. Che sia quindi favorito l’accesso alle numerose strutture che oggi, presenti sul tutto il territorio,
possono fungere da Case Famiglia, avendo competenza ed esperienza nella cura, protezione e tutela
di nuclei mamma – bambino vulnerabili.

Associazione A Roma, Insieme – Leda Colombini”
Giovanna Longo
Presidente
La Gabbianellaù