“Facciamo entrare l’affetto in carcere” il manifesto di Ristretti Orizzonti per salvare gli affetti delle persone detenute

Dal convegno “Per qualche metro e un po’ di amore in più”, il manifesto di Ristretti Orizzonti per salvare gli affetti delle persone detenute.

Salvare gli affetti delle persone detenute, anche come investimento sulla sicurezza perché solo mantenendo saldi i legami dei detenuti con i loro cari, genitori, figli, coniugi, sarà possibile immaginare un reinserimento nella società al termine della pena. È questo il tema del convegno organizzato oggi da Ristretti Orizzonti nella Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova.

Dal convegno è uscito un manifesto con alcune proposte concrete per rendere il carcere “più umano”.

  • “Liberalizzare” le telefonate per tutti i detenuti, a telefoni fissi o cellulari, introducendo il sistema della scheda telefonica, che consente un’enorme riduzione della burocrazia rispetto alle “domandine” scritte. Telefonare più liberamente ai propri cari potrebbe costituire un argine all’aggressività determinata dalle condizioni di detenzione e una forma di prevenzione dei suicidi.
  • Consentire i colloqui riservati di almeno 24 ore ogni mese, da trascorrere con la famiglia senza il controllo visivo. Consentire inoltre che i colloqui siano cumulabili per chi non fa colloquio con i familiari almeno ogni due mesi.
  • Aumentare le ore dei colloqui ordinari, dalle sei ore attuali, a dodici ore mensili, per rinsaldare le relazioni, che sono alla base del reinserimento nella società.
  • Aggiungere agli attuali 45 giorni di permessi premio alcuni giorni nell’arco dell’anno da trascorrere con la famiglia.

Nell’attesa dell’approvazione di queste riforme dal convegno di Ristretti Orizzonti sono state avanzate anche una serie di proposte che potrebbero essere attuate subito, con una semplice circolare dell’Amministrazione penitenziaria, senza neppure cambiare una legge: 

  • dare la possibilità di aggiungere alle sei ore di colloqui previste ogni mese alcuni colloqui “lunghi” con la possibilità di pranzare con i propri cari;
  • due telefonate in più al mese per tutti i detenuti;
  • l’allestimento di postazioni per permettere ai detenuti, in particolare quelli che hanno famiglie lontane, di fare colloqui visivi via Skype con i loro familiari;
  • migliorare i locali adibiti ai colloqui, e all’attesa dei colloqui, con una attenzione maggiore per le esigenze di anziani e bambini (servirebbero in tutte le carceri pensiline, strutture provviste di servizi igienici, spazi per i bambini);
  • maggiore trasparenza sui trasferimenti, che dovrebbero essere ridotti al minimo e rispettare i principi della vicinanza alle famiglie e della possibilità di costruire reali percorsi di reinserimento sul territorio.

VI SEGNALIAMO QUESTO SEMINARIO

 

Per qualche metro e un po’ di amore in più

Lunedì 1 dicembre 2014, ore 9.30-16, Casa di Reclusione di Padova

 PRENOTATE LA PARTECIPAZIONE COMPILANDO QUESTO MODULO

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ATTENZIONE:

Possono partecipare al Seminario operatori, esperti nell’ambito dell’esecuzione della pena, esponenti politici che abbiano intenzione di impegnarsi sul tema degli affetti delle persone private della libertà personale.

La redazione della rivista dal carcere Ristretti Orizzonti, in collaborazione con la Casa di reclusione di Padova, organizza per l’1 dicembre 2014 il Seminario di Studi “Per qualche metro e un po’ di amore in più”, aperto a chi si occupa di “Carcere e affetti” (su prenotazione, per permettere l’accesso al carcere), a operatori, magistrati, avvocati, parlamentari, giornalisti.

Carceri più umane significa carceri che non annientino le famiglie L’Europa non si può “accontentare” dei tre metri di spazio a detenuto per decretare che le nostre carceri non sono più disumane. Lo sono eccome, e lo sono in particolare per come trattano i famigliari dei detenuti: sei ore al mese di colloqui e dieci miserabili minuti a settimana di telefonata, spazi per gli incontri spesso tristi e affollati, attese lunghe, estenuanti, umilianti. E allora chiediamo all’Europa di occuparsi anche delle famiglie dei detenuti, e di invitare l’Italia a introdurre misure nuove per tutelarle.

Siamo convinti che unirci in questa battaglia possa essere una forza in più per ottenere il risultato sperato. E noi speriamo che questa battaglia qualche risultato lo dia: una legge per liberalizzare le telefonate, come avviene in moltissimi Paesi al mondo, e per consentire i colloqui riservati. E una legge così, aiutando a salvare l’affetto delle famiglie delle persone detenute, produrrebbe quella “sicurezza sociale”, che è cosa molto più nobile e importante della semplice sicurezza.

Troviamoci per mettere a punto finalmente insieme una proposta di legge, coinvolgiamo le famiglie di chi è detenuto, ma anche quelle dei cittadini “liberi”, perché in ogni famiglia può capitare che qualcuno finisca in carcere, e nessuno più dovrebbe essere costretto alla vergogna e alla sofferenza dei colloqui, come avvengono ora nelle sale sovraffollate delle nostre galere.

Chiediamo da subito, in attesa di una nuova legge, delle misure urgenti per rendere più umani i rapporti delle persone detenute con i loro cari, perché l’“umanizzazione” delle carceri deve partire da chi non ha nessuna responsabilità, e subisce sulla sua pelle la detenzione di un famigliare.

Al Seminario interverranno figli, mogli fratelli, sorelle, genitori di persone detenute.

La redazione di Ristretti Orizzonti