Giustizia minorile in crisi: più carcere, meno educazione e le Associazioni lanciano l’allarme!

Negli ultimi due anni, i ragazzi detenuti negli Istituti Penali per Minorenni (Ipm) sono aumentati del 55%: da 392 a 611, non così i reati.

Ma perché? Molto probabilmente, l’incremento della detenzione minorile è diretta conseguenza del Decreto “Caivano”, entrato in vigore nel settembre 2023 che ha ampliato la possibilità di custodia cautelare per i minorenni e ridotto l’utilizzo delle misure alternative al carcere.

Molti giovani vengono ora trasferiti nei penitenziari per adulti al compimento della maggiore età, anche se hanno commesso il reato da minorenni e potevano restare negli Ipm fino ai 25 anni. Una scelta punitiva, non educativa! Tutto questo, nonostante nel 2023 le segnalazioni a carico di minorenni siano diminuite del 4,15%.
Le associazioni Antigone onlus Defence for children Italia e Libera contro le mafie lanciano un appello urgente:
“Torni la cultura educativa nella giustizia minorile!” I giovani vanno accompagnati, non puniti. Aderisci all’appello!

Un fatto su cui si è espresso anche il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello lanciando un appello alla politica, alle Regioni e al terzo settore.

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Chi tutela chi è privato della libertà?

Seria preoccupazione e motivato allarme.
Usiamo a ragione queste parole per giudicare la situazione, da tempo determinatasi, del sostanziale non regolare funzionamento degli Uffici del Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti e delle Persone sottoposte a limitazione delle libertà personali.
Ci richiamiamo a quanto pubblicato da varie testate circa le dimissioni, avvenute e preannunciate, di alcuni titolari di rilevanti funzioni appartenenti all’ufficio del Garante Nazionale. Dimissioni motivate dall’impossibilità a svolgere i delicati compiti assegnati.
Ad oggi la relazione annuale, cui per statuto e indicazione legislativa il Garante Nazionale è tenuto a redigere e rendere pubblica, non è conosciuta. Per tradizione, tale documento risulta essere di primaria rilevanza per la conoscenza delle tendenze e delle problematiche emergenti nelle realtà carcerarie.
E sappiamo quanto l’attuale realtà rappresenti un punto drammatico per tutto il Paese.
Ci rivolgiamo alla Presidente del Consiglio dei Ministri, On.Giorgia Meloni, al Ministro della Giustizia Nordio, ai Presidenti delle Commissioni Giustizia della della Camera e del Senato e a ciascuno dei relativi membri, affinché, nel pieno rispetto delle regole costituzionali e delle responsabilità di ciascuno, queste gravi disfunzioni ed inammissibili ritardi siano subito affrontati e superati.
Non dimentichiamo certo le ragioni (risalenti a circa dieci anni fa) che spinsero una pluralità di soggetti a salutare positivamente l’ingresso, nell’ordinamento italiano, dell’istituto del Garante. La nostra associazione era una di quelle voci ed oggi lo è in modo ancor più convinto.
Le volontarie e i volontari di “A Roma Insieme – Leda Colombini ODV”

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CONTRARI AL DL SICUREZZA

L’Associazione A Roma Insieme – Leda Colombini ODV esprime con convinzione la propria contrarietà al recente “Decreto Sicurezza”, approvato in via definitiva dal Parlamento. Riteniamo profondamente sbagliata l’idea che l’unica risposta ai problemi sociali e di sicurezza sia l’aumento dei reati e delle aggravanti.

Come realtà indipendente, non legata ad alcun partito politico, intendiamo da oggi portare avanti una chiara e pacata azione di informazione spiegando le ragioni della nostra opposizione a questo provvedimento. Ci preme anche esprimere tutto il nostro sconcerto per le dichiarazioni dell’onorevole Berrino (Fratelli d’Italia) che ha usato parole gravi, offensive e inaccettabili che riportiamo testualmente “Le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farlo”

La nostra risposta è semplice e diretta: pensavamo di aver fatto dei passi avanti nella realizzazione dell’obiettivo della nostra associazione ma così evidentemente non è e, anzi, siamo tornati indietro. Continueremo, quindi, a lavorare ogni giorno, insieme a tante altre persone, per sostenere con serietà e trasparenza i bambini e le bambine in difficoltà e le loro madri. Lo facciamo con rispetto, senso di giustizia ed educazione ai valori della legalità

Sfumature di razzismo

“Nel cerchio dell’ascolto e della condivisione “

 

Il 24/04/2025 abbiamo dato voce ad un dibattito costruttivo e partecipato sulle varie sfumature del razzismo tra le mura del teatro del carcere femminile di Rebibbia.

A rompere il ghiaccio ci ha pensato Kwanza Musi Dos Santos, vicepresidente dell’associazione “QuestaèRoma”, mostrando un cortometraggio graffiante e sagace, realizzato da giovani di seconda generazione in Italia, che racconta i pregiudizi e le difficoltà vissute da chi ha la pelle scura o tratti “non europei”. Dopo la visione, Kwanza ha avuto cura di fornire le parole, i concetti e gli strumenti migliori per poter dare voce alle emozioni che gli episodi di razzismo evocano in ognuno di noi. 

Durante l’incontro, è stato proiettato – a cura dell’associazione “A Roma, Insieme-Leda Colombini” un breve documentario volto ad ispirare e rafforzare la speranza: la storia di una donna che ha vissuto proprio a Rebibbia con sua figlia. Uscita da Rebibbia, ha scelto un nuovo percorso di vita per offrire a sé stessa ed ai suoi figli la possibilità di vivere in un ambiente più sano e avere un futuro diverso.

Al dibattito ha partecipato anche l’associazione Romni APS, dove Saska Jovanovic Presidente dell’associazione e parte integrante della comunità rom e sinta, ha aperto uno spazio di riflessione sul razzismo sistemico e istituzionale.

L’incontro ha dato spazio a moltissime donne presenti per raccontare situazioni, luoghi e circostanze che le hanno viste in prima linea o spettatrici di episodi di razzismo nei loro confronti o della loro famiglia.

In conclusione, la nostra volontaria Shiva Lari Boroumand, utilizzando un semplice gomitolo di lana rossa, ha proposto un prezioso esercizio volto a condividere esperienze legate al razzismo. 

E così, ogni persona tenendo un capo del filo in mano, ha raccontato la propria esperienza, lanciando poi il gomitolo ad un’altra donna senza mai lasciarne un capo. 

Alcune donne hanno iniziato a condividere le proprie storie di discriminazione vissute sia nella società sia nella famiglia – facendo emergere con molta frequenza il tema del sessismo e della discriminazione che ne deriva, soprattutto nelle loro famiglie d’origine. Una donna ha anche parlato con grande amore e consapevolezza del rispetto per l’orientamento sessuale delle proprie figlie, dicendo: “Se mia figlia scopre di essere una persona trans o omosessuale, io la amerò sempre, vorrò sempre la sua felicità, e sarò sempre al suo fianco con il mio supporto.”

Terminati i racconti, tra tutte le partecipanti si estendeva una fitta rete di filo rosso, volto a creare una rete simbolica di ascolto, empatia e consapevolezza…una rete che unisce tutte. 


Perché essere vittime di razzismo non basta a renderci antirazzisti: il cambiamento comincia da noi, dal modo in cui impariamo a riconoscere e trasformare i nostri comportamenti.

Uscita al centro ippico – Sabato 3 maggio

Come descrivereste la gioia? Noi vi suggeriamo queste immagini per farlo. Armonia perfetta tra bambini e splendidi cavalli. Ringraziamo A.S.D. Horses and Angels per averci ospitato con tanta generosità e cura e 3TI Progetti per il sostegno che ha permesso questa esperienza davvero particolare.