Libertà

Libertà

di Donatella Proietti

La libertà ha il colore celeste, celeste chiaro o bianco o rosso o i colori dell’arcobaleno o quelli più dimessi del grigio chiaro. La libertà ha colori diversi, a seconda dello stato d’animo di queste mamme detenute, riunite in una stanza, detta nido, del carcere di Rebibbia.

La libertà è partecipazione, diceva un canta-poeta, ma partecipazione a cosa?

Il senso della libertà è relativo e, come dice una di queste donne, non è soltanto fuori di qui, ma è anche sentirsi liberi di vivere i propri affetti, la propria famiglia.

Oppure, sempre secondo lei, rubare 60000,00 euro e fare la bella vita.

Certo, questa affermazione colpisce, anche se non è solo dagli zingari (come si definisce lei) sognare una cosa del genere!

E comunque loro non parlano mai di rubare, ma di “lavoro”. C’è una di queste mamme che tiene a precisare che, anche loro, come tanti operai, si alzano la mattina presto per andare, appunto, a lavorare.

E quando io, forse inopportunamente, ma soltanto per cercare di capirne i meccanismi, pongo la domanda su cosa loro proverebbero a sentirsi derubati…beh, loro glissano, ridono e fanno battute, ma non rispondono.

Libertà è anche rimanere chiusi nella propria vita, nel proprio mondo ed accettare che sia il tuo uomo a dirigere la tua vita, perché per te questa è l’unica vita che conosci. E vuoi sentirti libera di rispettarne le regole e i modi di vivere del tuo popolo, del tuo clan. Anche se qualcun altro ti fa notare che c’è dell’altro, anche se qualche altra donna della tua stessa etnia, con impeto, ti butta in faccia il suo disappunto e la difesa della sua libertà di movimento.

Ma se tu pensi che la tua vita non sia fatta di costrizioni, che ubbidire al tuo uomo sia la normalità… allora, forse, anche questa è libertà.

E’ difficile mettersi in discussione, uscire dal proprio mondo per entrare in un altro a noi sconosciuto.

Ognuno di noi pensa di vivere nel giusto perché è questo che ci hanno insegnato i nostri “anziani”, e allora, finché ci stiamo bene, rimaniamoci, salvo accettare tutto ciò che il nostro mondo ci dà e ci toglie, il buono e il cattivo.

E quanta libertà c’è nelle vostre bellissime danze, dove vi fate trasportare da queste musiche meravigliose, dove lasciate che i vostri corpi vadano incontro ai suoni e si adattino perfettamente ad essi…

E quanto è bello danzare con voi, cercare goffamente di imitarvi (direi con scarso successo!) e terminare, come ogni avvenimento che si vive con voi, in questo turbinio di movimento e suono, suono e movimento, quasi a puntualizzare l’appartenenza, comunque di tutte, allo stesso mondo femminile.

Poche ora fa stampa e televisione hanno dato notizia del tragico

evento accaduto oggi all’interno della casa circondariale

Rebibbia Femminile sezione nido.

E’ un luogo ben conosciuto dai nostri volontari che da anni lo

frequentano nella loro attività quotidiana . Qui oggi è avvenuta

la tragedia: dei due bambini che accompagnavano la madre

detenuta, uno è morto e l’altro è in gravissime condizioni.

Di fronte ad un evento di questa portata la nostra associazione

chiede, sulla base dell’indagine aperta dalla Procura di Roma, che

venga accertato scrupolosamente lo svolgimento dei fatti e che, in

modo rigoroso, siano accertate tutte le eventuali responsabilità.

Questa tragedia ci induce a ribadire, senza la minima volontà di

strumentalizzare un evento così doloroso, quanto dalla nostra

associazione da anni sostenuto “che nessun bambino varchi più la

soglia di un carcere” risponde tanto più ora ad una necessità

morale e di civiltà.

Come associazione chiediamo alla stampa di trattare questo

argomento con il massimo rispetto di chi è coinvolto a livello

umano e professionale.

La tragedia di oggi ci impegna a perseguire i nostri obiettivi con

sempre maggiore impegno e determinazione.

Comitato Direttivo dell’Associazione “A Roma, Insieme – Leda Colombini

Il nostro 8 marzo

L’8 marzo le donne del mondo hanno scioperato. C’era chi lo ha fatto per strada, chi sul luogo di lavoro, chi con in braccio un figlio, e chi da dentro un carcere.

“ Fuori da qui le donne di tutto il mondo si sono organizzate per scioperare affinché i propri diritti siano rispettati. Voi per quali diritti vorreste scioperare?”

Era esattamente un anno fa che incontrai per la prima volta le donne del nido di Rebibbia. Oggi molte di loro sono uscite, ma altre sono entrate.

Ci ritroviamo in cerchio, Giovanna Marina io e le donne con i loro figli. Giovanna rompe il ghiaccio come solo lei riesce a fare, cercando di rendere tutto il più normale possibile. Mangiamo il cornetto e beviamo il cappuccino come se fossimo in un bar qualunque, lontano da muri e da porte che sbattono. I bambini ci guardano incuriositi.

L’idea era quella di parlare di un indumento, un anello, anche un semplice sasso, dal quale però ognuna di noi non riesce a liberarsi. Un qualcosa che non butteremmo mai, come una “seconda pelle”, che custodisce in sé un ricordo, un pezzo della nostra vita. Le donne inizialmente sembravano non capire, parlavano di regali dei mariti, dei loro figli.

“Ci dev’essere qualcosa che appartiene solo a voi! Qualcosa che non vi ricolleghi necessariamente ad un marito, ad un figlio…ma semplicemente a chi siete state voi prima di tutto questo! A chi siete voi ora, a chi vorreste essere a prescindere da un uomo.” Insistevamo, non poteva essere che queste donne si immaginassero solo in funzione di un altro uomo, anche se un figlio. Volevamo ritrovare in loro quello che già c’era, ma che forse avevano dimenticato. Ed ecco che qualcosa emergeva. La madre di Maria, come destata da un lungo sonno, ricorda di una sciarpa appartenuta alla madre. “Era una di quelle sciarpe che andavano di moda allora, con dei colori vivaci…rosso, bianco, blu. Lei lo indossava sempre, e da quando lei non c’è più io non posso liberarmene. Mi ricorda di me piccina, di me quando c’erano ancora mamma e papà.”

La mamma di Maria aveva dato il là ai ricordi di tutte, c’era chi tirava fuori degli orecchini della nonna, chi una foto di tanti anni fa. “Nella foto ci siamo io e i miei fratelli, ma soprattutto c’è mia nonna. Lei, lei c’è sempre stata per me, anche quando mamma andava via, lei rimaneva. Quel ricordo, quel momento è racchiuso in quella foto, che tengo sul mobiletto…sempre.” Mentre parlano e i loro pezzi di vita riaffiorano mi chiedo come dev’essere per loro parlare di qualcosa che non avrebbero mai abbandonato e che ora, per forza di cose, non possono vedere né toccare, ma al massimo ricordare. La ragazza che mi stava accanto, tentando di tranquillizzare il figlio che le sgattaiolava tra le gambe, ci fa un cenno: “Ecco, anche io ce l’ho. Certo! È un foulard che ho sempre avuto, me lo diede mio fratello. Sapete lui ha creduto per lungo tempo che fossi sua madre, per anni a dirgli che ero la sorella, ma niente. Si ricordava gli anni in cui io, appena quindicenne, mi son presa cura di lui, ma solo perché mamma non poteva. Lei era qui, in carcere. Quegli anni son stati belli, facevo tutto tutto eh, da vera mammina. Ora che è grande siamo più che fratelli, è il mio amico. E quel foulard rosso (che poi a dirla tutta a me il rosso non m’è manco mai piaciuto), ora non lo mollo più. Sta di là, “in matricola” ad aspettarmi.

Tra un ricordo e l’altro, con Giovanna e Marina cercavamo di capire quale fosse il filo che li racchiudesse tutti, cos’era che più di tutto emergeva dalle loro storie. Era la fanciullezza. Tutto in qualche modo le ricollegava a quando erano piccole, a quando il loro mondo era fatto di mamma e papà che cucinavano, di nonna che li accudiva, dei fratelli che giocavano con loro. E come se avesse immaginato i nostri pensieri la mamma di Geronimo, la più grande, quasi urlando ferma il gruppo : “ Ci chiedete dei momenti importanti nella nostra vita, nella nostra cultura il momento più importante è quando perdi la verginità, e perdendola troppo in fretta, è tanto importante quanto scioccante. Io a 12 anni non ero più bambina, non può esser così, non deve essere più così. Ecco perché i ricordi più belli son quelli di quando eravamo piccole, perché sono rari, troppo rari. Noi, noi donne, dovremmo ricordarci di più di chi siamo, di quanta forza abbiamo, anche più grande di quella dei nostri uomini. Siamo toste, sì.”

Finisce di parlare incrociando gli occhi di Giovanna, sa che lei può capire. Le altre la guardano sorprese, chissà se sanno di averla anche loro quella forza.

Giovanna mi ha accennato che ci fu l’idea da qualche parte di creare un museo che raccogliesse oggetti normali, oggetti appartenuti alla “gente comune”, niente quadri di grandi pittori o diamanti di splendide principesse. “Qualcosa che custodisse la nostra presenza sulla terra, quel qualcosa al quale non avremmo mai rinunciato in vita”. Ripercorrendo la giornata di oggi, capisco quanto ogni oggetto di queste donne, di noi donne, può risultare prezioso. Il foulard della madre di Maria, gli orecchini, la foto, la sciarpa della mamma di Giovanna, la maglia della zia di Marina, possono avere il potere di custodire la parte più autentica di noi. Al di là delle culture e al di là delle sbarre, quella parte rimane lì ad aspettare che prima o poi, ci ricordiamo di lei.

Conoscere e giocare per crescere

Conoscere e giocare per crescere

24° anno di attività

D’intesa con la Direzione della Casa Circondariale di Rebibbia Femminile vorremmo dare continuità anche per il prossimo anno (settembre 2017–agosto 2018) al progetto “Conoscere e giocare per crescere”.

Iniziamo così il 24° anno delle iniziative e attività contenute nel progetto. Esso è nato con l’obiettivo finale di evitare a qualsiasi bimbo/a di entrare in carcere, anche per breve tempo, soprattutto in un periodo così delicato e decisivo della vita umana come quello da 0 a 3 anni.

L’attività centrale del progetto consiste in uscite settimanali fuori dal carcere, ogni sabato, per far vivere ai “piccoli reclusi innocenti” un giorno di vita normale, in ambienti frequentati da coetanei: parchi, mare, piscine, collina, ludoteche, feste, spettacoli, mercati, case di campagna e di città, ecc… affinché possano vedere e conoscere un mondo diverso da quello “limitato” dentro le mura di una stanza di pernottamento.

L’iniziativa è molto gradita ai bambini/e e assai apprezzata dalle madri e dalle autorità carcerarie.

Negli ultimi anni l’attività è continuata anche nel mese di agosto seppure con modalità diverse rispetto agli altri mesi dell’anno e continuerà per il 2018. Praticamente tutti i piccoli che escono abitualmente con noi potranno usufruire di un periodo di “libertà” con i nostri volontari.

Il progetto in corso di realizzazione per il corrente anno è iniziato il 2 settembre 2017 e si concluderà sabato 28 luglio 2018.

Il progetto “Conoscere e giocare per crescere”, che l’Associazione realizza dal 1994 è rivolto ai bambini (0-3 anni) e alle detenute della Sezione Nido dell’Istituto penitenziario di Rebibbia Femminile ed è così articolato:

Sabati di Libertà

Sono previste 48 uscite settimanali di carattere ludico, ricreativo, cognitivo e di opportunità di relazioni per fare vivere ai figli delle detenute momenti di esperienza e di rapporti umani i più vicini possibili alla vita normale che vivono tutti i bambini/e fuori dal carcere.

Le uscite, di norma, avvengono il sabato: dalle ore 9.00/9.30 alle ore 18.00 circa nei mesi invernali e dalle ore 9.00 alle ore 19.00 nei mesi primaverili/estivi.

Il rapporto volontari/bambini è di 1 a 1 per garantire la piena incolumità ad ogni bimbo/bimba e il massimo di attenzione alle loro singole esigenze.

Incontri e feste all’interno del carcere

Le uscite settimanali sono arricchite, nel corso dell’anno, da momenti di intrattenimento e feste all’interno della sezione Nido di Rebibbia affinché mamme e bimbi/e possano celebrare, in un clima di serenità, il Natale, il Capodanno, La Befana, il Carnevale, la giornata internazionale della donna (8 marzo) e la festa della mamma (14 maggio), la Pasqua e le feste di compleanno di ogni bimbo/a “ospiti” del Nido.

Animazione Aree Verdi

Attività di animazione, giochi di squadra, letture, spettacoli rivolte ai bambini e ai ragazzi (fino a 14 anni di età) che dall’esterno entrano in carcere, come previsto dal regolamento penitenziario – DPR 230/2000 – per trascorrere una mattinata con le loro madri.

Area minori: ultimo sabato del mese

Area verde: terza domenica del mese

Arteterapia e musicoterapia nella Sezione Nido di Rebibbia Femminile

Considerata la buona esperienza fatta negli anni scorsi con i laboratori ludico-formativi realizzati alla Sezione Nido, pensiamo di riproporre anche per l’anno 2017/2018 i laboratori di Arteterapia e Musicoterapia. I laboratori, condotti da esperti, prevedono incontri nella Sezione Nido con l’intento di dare ai piccoli quegli stimoli indispensabili alla loro formazione, coinvolgendo in queste attività le stesse madri.

Musicoterapia: mercoledì pomeriggio

Arteterapia: giovedì pomeriggio

 

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Festa del tesseramento

Festa del tesseramento

16 e 17 febbraio 2019

Sabato 16 alle 17 febbraio, nel corso della festa del tesseramento per A Roma Insieme ci sarà lo spettacolo teatrale DIGHE, che affronta le tematiche care alla nostra associazione.
Per avere più informazioni, inviateci un messaggio su Facebook, ci trovate come @aroma.insieme