Da parte dell’Associazione ”A Roma, Insieme – Leda Colombini“ il ringraziamento al Presidente della Commisione Giustizia della Camera e ai suoi membri per aver consentito questa audizione informale. Non è un ringraziamento di maniera.
Un dato fondante della nostra storia quasi trentennale di Associazione di volontariato operante nel mondo carcerario che vede reclusi madri e bambini è stato, e rimane, quello di un rapporto costante con le istituzioni legislative e con il Parlamento.

Nella non breve esperienza dei nostri rapporti con le assemblee legislative, sullo specifico tema della tutela delle relazioni tra detenute madri e figli minori, abbiamo misurato il valore del confronto nella piena consapevolezza della reciproca autonomia dei ruoli e delle funzioni.

Non c’è dubbio che qui parliamo del grado del riconoscimento dell’interesse superiore del bambino, della tutela prioritaria del diritto all’affettivita, e dell’umanizzazione della pena. Al fondo vi sono ragioni, non semplicemente umanitarie, per cui nessun bambino debba vivere i suoi primi anni di vita chiuso dentro una cella.

Era più che maturo il momento cui risale la presentazione della proposta di legge dell’ On. Siani ed altri, con cui si prevede la revisione della legge 62, risalente a 10 anni fa.
Dalla data di presentazione della proposta Siani sono già trascorsi 15 mesi, e quindi rinnoviamo l’auspicio che la Camera dei Deputati proceda all’esame del testo e decida in tempi congrui.

Non è fondato il dato in base al quale nel corso di questi ultimi 10 anni la detenzione di madri e bambini, tra carceri e Istituti Custodia Attenuata Madri (ICAM) si sia drasticamente ridotta e che la tendenza incontrovertibile sia ormai quella di una prossima e definitiva cancellazione del fenomeno. E’ risultata erronea la previsione in base alla quale, per effetto della pandemia e della attuazione del Decreto Emergenza Carceri della primavera 2020, si sarebbe cancellato il fenomeno delle madri e dei bambini in carcere (nel marzo del 2020 I bambini ospiti erano 1, e la notizia ebbe relievo sulla stampa Nazionale). Infatti negli ultimi 6-8 mesi i numeri sono tornati a crescere, a partire dal Nido di Rebibbia. Al 28 febbraio u.s., le madri detenute con i loro bambini erano 30 (Fonte Bollettino del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – DAP). Alla stessa data presso il Nido femminile di Rebibbia vi erano 5 madri e 6 bambini.
Questa è la situazione attuale.

Pesa oggi fortemente la limitazione della facoltà di acceso delle volontarie e dei volontari al Nido e alle aree verdi di Rebibbia per effetto delle misure anti coronavirus.

Rimando alle soventi e anche recenti raccomandazioni e segnalazioni da parte del Garante Regionale del Lazio, Stefano Anastasia e della Garante del Comune di Roma, Gabriella Stramaccioni, che hanno ad oggetto il controllo e il contenimento dei rischi di contagio da Sars-Cov2 per il personale e per i/le detenuti/e .
Il percorso quasi decennale di attuazione della legge numero 62 è risultato quanto meno contraddittorio ed accidentato.
A provarlo sono le non poche pronunce e i puntuali interventi sia da parte della Corte Costituzionale sia da parte della Corte di Cassazione.

Mi limito qui a richiamare la sentenza della Corte Costituzionale numero 187 del 18 luglio 2019. Con essa si dichiara costituzionalmente illegittima la norma dell’ordinamento penitenziario che vieta per la durata di tre anni la detenzione domiciliare speciale per il genitore condannato nei cui confronti sia stata disposta la revoca di una delle misure alternative. Tale sentenza ha un particolare rilievo per l’intensità con cui essa prende in considerazione l’interesse superiore del bambino di età inferiore ai 10 anni.

Una ragione non secondaria che spinge la nostra Associazione a sostenere la proposta di legge firmata dall’On. Siani ed altri, è proprio il modo articolato e concreto con cui le proposte di modifica mirano tutte a tutelare e realizzare l’interesse superiore del bambino nella ricerca e nel raggiungimento del complesso equilibrio tra diritti del bambino-affettività-legge penale-sicurezza.

Il testo della relazione che accompagna la proposta di legge Siani è chiaro circa la valutazione degli ICAM che “per la loro stessa natura mantengono una connotazione tipicamente detentiva”.

Proprio questo tipo di indicazione legislativa, accompagnata da una intelligente funzione del Magistrato di sorveglianza, è in grado di realizzare la migliore condizione perchè il carcere sia veramente fuori dalla prospettiva di vita di ogni bambino.
Per anni si è discusso di realizzare e persino di completare lavori di insediamento di un ICAM in un area strettamente congiunta all’Istituto penitenziario di Rebibbia.

A questo riguardo l’Associazione, con Leda Colombini ancora vivente, non ha mai nascosto una ferma contrarietà all’ICAM attraverso prese di posizione pubbliche e iniziative unitarie, tutte ampiamente motivate e non ideologiche.
Abbiamo invece motivato alternative credibili e realizzabili quali le Case Famiglia Protette.
Questo lo abbiamo sostenuto apertamente anche in momenti in cui la cultura e la spinta carcerocentrica e securitaria apparivano ridurre ai margini le speranze e le attese per una stagione di riforme di umanizzazione della pena e di una giustizia improntata a veri valori di difesa della dignità della persona.
Qui tocco il terzo nodo della proposta Siani che per noi è un punto importante e di svolta: l’apertura e la scelta netta a favore delle Case Famiglia Protette.

A tale riguardo la scelta della legge n. 62 era risultata miope, timida e contraddittoria. E via via la praticabilità delle Case Famiglia protette si è dimostrata strada difficile e povera di risultati.
Il “senza oneri per lo Stato” esplicitamente sancito nella legge n. 62, rispetto agli obiettivi che pur si dichiaravano di voler realizzare, si è dimostrato un vero controsenso.

Nonostante questo, due isolatissime esperienze di Case Famiglia protette (Roma e Milano) hanno mostrato notevolissime potenzialità.

Una vera innovazione è contenuta nel comma 322 dell’ultima legge di Bilancio 2021-23 che istituisce per i tre anni un apposito fondo di 4.5 Milioni di Euro per la predisposizione delle Case Famiglia protette e di Case Alloggio.
In occasione della presente audizione vogliamo esprimere l’auspicio sincero e manifestare il nostro impegno concreto affinchè l’attuazione di quanto stabilito con legge di Bilancio abbia pronta e piena attuazione. A partire dall’indicato Decreto del Ministro di Giustizia da adottarsi di concerto con il Ministro dell’Economia e sentita la Conferenza unificata. Secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio tale decreto doveva essere emanato entro 2 mesi.
Siamo molto interessati ad essere informati di come procede l’attuazione di quanto disposto a riguardo dalla Legge di Bilancio approvata a fine Dicembre 2020.

Nel rispetto delle funzioni e delle distinzioni dei ruoli come Associazione di volontariato intendiamo conoscere e dare il nostro contributo in riferimento ai contenuti del Decreto.
Ci interessa in particolare la determinazione dei criteri di ripartizione delle risorse (oggettivamente limitate) che vedano la prioritaria assegnazione dei fondi per la costituzione di Case Famiglia protette in modo da garantire la massima tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. Garanzia data proprio dalla loro natura che assicura l’esecutività della pena all’interno di una dimensione costituita da un numero ridotto di madri con i loro bambini e quindi certamente più idonea allo sviluppo psicofisico del minore. Nella stessa normativa di legge di Bilancio, si fa riferimento anche ai requisiti delle Case Famiglia protette, richiamando il DM 8 marzo 2013 che doveva dare attuazione alla legge 62 del 2011.
Anche questo è un capitolo importante per dare corpo alla vera innovazione che la recentissima normativa prevede.
In questo modo unitamente ad una rapida trasformazione in legge della proposta Siani, da noi condivisa nel suo spirito e nei suoi specifici contenuti, potremmo dire che nel 2021 “a 10 anni” dalla legge 62, l’Italia finalmente raggiunga l’obiettivo: “nessun bambino varchi la soglia di un carcere”.

Gustavo Imbellone Roma, 10 Marzo 2021