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La nostra è un’associazione di Volontariato iscritta al Registro Regionale ai sensi della legge 266/91, pertanto coloro che ne fanno parte non possono ricevere alcun compenso, salvo saltuari collaboratori esterni per progetti e le spese per il compenso mensile della persona addetta alla segreteria.

È, quindi, fondamentale un vostro gesto di solidarietà per la sopravvivenza delle nostre attività di volontariato, rivolte in particolare alle mamme che sono detenute insieme ai loro bimbi e  alle loro bimbe nella Sezione Nido del casa circondariale di Rebibbia Femminile.

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SOSTERRAI COSI’ IL NOSTRO OBIETTIVO

“Nessun bambino varchi più la soglia di un carcere”

 

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Leda Colombini la mondina rivoluzionaria che lottava contro il carcere

Fu partigiana, bracciante e deputata della repubblica una vita per I più deboli. Il lavoro, l’occupazione delle terre accanto agli uomini le battaglie per il diritto delle donne all’istruzione, l’incontro con Nilde Iotti e infine l’impegno per I diritti delle detenute

Era il 1994, quando, per la prima volta, cinque bambini uscirono dal carcere romano di Rebibbia femminile per vedere il mare.

Alcuni di loro non volevano scendere dal pullman, altri, i due più temerari, si fiondarono sulla sabbia cercando di raccoglierne il più possibile. Lí, accovacciata sul bagnasciuga, c’era una donna. La sua storia iniziava molti anni prima, ma quel giorno avrebbe incrociato quella di altre donne, alcune delle quali oggi sono libere, altre ancora recluse.

Leda Colombini fondò “A Roma Insieme” nel 1992, con l’obiettivo di trovare un’alternativa al carcere per madri e bambini. «Leda ricordava le battaglie in carcere con estrema commozione. Forse in quei bambini, e nelle loro madri, rivedeva parte della sua storia personale», ricorda Francesco Piva, professore di Storia Contemporanea per oltre quarant’anni e autore nel 2009 di La storia di Leda, da bracciante a dirigente di partito; un libro che nei traccia il percorso formativo alla militanza politica e sindacale. Oggi, a dieci anni da quella pubblicazione, Piva sfoglia quelle pagine con delicatezza: «Gli do un’occhiata nel caso mi dovessero sfuggire delle date, sai, è stata una vita intensa quella di Leda».

Leda Colombini nacque a Fabbrico di Reggio Emilia il 10 Gennaio del 1929 in una famiglia estremamente povera. Il nonno era mezzadro e la madre, dopo esser rimasta incinta dal figlio del padrone, partorì tre figlie. Il padre non le riconobbe mai, e la madre le allevò da sola, aiutata dal suo vecchio genitore. Fin da bambina comprese che la madre soffriva per quella condizione; una condizione che, di fatto, le impediva di mandare la figlia a scuola oltre la primaria. Finita la quinta elementare infatti,

Leda va subito a lavorare come “mondina” nelle risaie vicine a Fabbrico. «Quando non lavora si chiude nella biblioteca del Comune. Legge qualunque cosa, anche se, in pratica, trova quasi tutti libri rosa. Quando torna dalle sue compagne, nelle risaie, le donne si affrettano a metterla al centro. Così tutte in fila, possono ascoltare Leda che narra le storie imparate anche per loro». La storia di Leda inizia a essere “rivoluzionaria” a partire da quegli anni. Nessuno nella sua famiglia era politicizzato; conobbe l’esistenza dei partigiani durante i “filò”, vale a dire le serate in cui famiglie contadine si riunivano nella stalla per riscaldarsi; si mangiava, si raccontavano storie e nascevano amori. Fu lì che sentì parlare per la prima volta della Resistenza e della possibilità di parteciparvi attivamente, cucendo maglioni, calze e vestiti per i partigiani.

Alla fine della guerra si iscrive giovanissima al Partito Comunista Italiano ed entra nelle file dell’Udi dove conosce Nilde Iotti. Il partito la manda alla scuola centrale per quadri dirigenti, dislocata allora a Milano. Furono sei mesi che Leda ha ricordato come «difficilissimi» ma anche fondamentali. Prima di allora parlava solo il dialetto e – come lei stessa ha raccontato – in quei mesi imparò l’italiano, un po’ di storia, di economia e di geografia. In effetti, subito dopo la guerra, il Pci si ritrovò con masse di iscritti per la maggior parte analfabete, per questo fu allestito un vero e proprio sistema scolastico- educativo che, partendo dalle sezioni, passava per le province, le regioni e arrivava fino alle scuole nazionali, come quella di Milano dove approdò Leda.

Dopo quel periodo ritornò a Fabbrico ma, nell’estate del ’ 49, il giovane segretario nazionale della Federbraccianti, Romagnoli, la chiamò a collaborare nella gestione del grande sciopero nazionale dei braccianti – lo sciopero dei 40 giorni – che ovviamente coinvolgeva anche le mondine. Ogni anno, la stagione della “monda” richiamava nelle risaie del Piemonte decine di migliaia di braccianti soprattutto dell’Emilia Romagna che il sindacato assisteva a diversi livelli, dalla all’allestimento di iniziative culturali e ludiche per il tempo libero.

Sempre nel ‘ 49, al congresso nazionale della Federbraccianti entrò nella segreteria nazionale che le affidò la guida delle braccianti ( su un milione di iscritti, costituivano quasi la metà). In questa nuova veste, Leda – poco più che ventenne – affrontò le fragili condizioni lavorative delle donne in diversi comparti agricoli: oltre all’annuale campagna per le mondine, diede innovativo impulso all’azione sindacale tra le braccianti più sfruttate e meno riconosciute, quelle del Sud ( raccoglitrici di olive di castagne, di gelsomini ); «Furono gli anni in cui si mise alla testa dei cortei, accanto agli uomini, occupando le terre. La notte le capitava di dormire nelle stalle, insieme agli asini».

«Quando pubblicammo il libro – ricorda ancora Piva – Leda volle presentarlo a Fabbrico, da dove era partita, più di ottant’anni prima». La sala era gremita di facce che non esistono più, facce di contadine che, silenziosamente, portavano sulla pelle i segni di quelle lotte. Se iniziò a varcare la soglia del carcere, fino a morirci, era perché vedeva nelle donne recluse la tragica eredità di una battaglia mai vinta. «Se si concedessero gli arresti domiciliari alle donne condannate per reati che prevedono soluzioni alternative alla detenzione, il 97% delle donne non varcherebbe la soglia dei penitenziari, e con esse neanche i bambini». Diceva Leda, vent’anni fa.

Oggi a Leda Colombini è dedicata la prima e, praticamente unica casa famiglia per madri detenute, non è una sezione “carina” all’interno di un carcere, né un istituto di custodia attenuata, è una casa. Con delle finestre e non delle sbarre. Sono 2.713 le donne recluse ora in Italia, ossia appena il 5% dell’intera popolazione detenuta ( 61.174, per una capienza regolamentare di 50.476). Nonostante la legge imponga una serie di situazioni ritenute incompatibili con il regime carcerario, e nonostante tra queste vi sia appunto quella di «madre di prole di età inferiore a tre anni con lei convivente», le madri oggi in carcere sono 52, con 56 figli al seguito.

Nel sud del Malawi, c’è una prigione di massima sicurezza, Zomba prison. Venne costruita durante la colonizzazione inglese, con una capienza di 340 persone massimo. Oggi ospita più di 2.000 detenuti, tra cui decine di madri con bambini. Nell’angolo di terra rossa recintato dove vivono quelle detenute, è stata composta una canzone. Se il grado di civilizzazione di un paese si misura dalle sue prigioni, come scrisse Dostoevskij dopo aver trascorso quattro anni di reclusione in Siberia, quella canzone sarebbe potuta essere stata scritta anche in Italia.

«Tu uomo, non hai pietà, cosa stai facendo a mio figlio ma, fratello, cosa ha fatto lui di male?

Io l’ho cresciuto da sola. E da sola sto soffrendo» Leda morí all’età di 82 anni, nel carcere di Regina Coeli. Dove tutto è cemento ma lei vedeva sabbia.

Fonte: Il Dubbio 

I fatti di Rebibbia e la questione dei bimbi in carcere: intervista a Gustavo Imbellone su Radio Radicale

A distanza di una settimana dalla tragedia di Rebibbia condividiamo un’intervista rilasciata dal nostro volontario e membro del direttivo Gustavo Imbellone a Radio Radicale.
https://www.radioradicale.it/scheda/552171/i-fatti-di-rebibbia-e-la-questione-dei-bimbi-in-carcere-intervista-a-gustavo-imbellone
 realizzata da Michele Lembo
Nel corso dell’intervista sono stati trattati i seguenti temi: Associazioni, Bernardini, Carcere, Diritti Civili, Diritti Umani, Emergenza, Famiglia, Governo, Infanzia, Minori, Partito Radicale Nonviolento, Rebibbia, Riforme.

CORSO DI FORMAZIONE TUTOR VOLONTARI


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Progetto realizzato con il contributo di Roma Capitale – Dipartimento Politiche Sociali

Il corso di formazione si articola in 12 incontri di 3/4 ore ciascuno (dalle ore 18 ), presso la sede dell’Associazione a Roma Insieme , via Sant’Angelo in Pescheria , tel. 06 68136052, a partire dall’11 settembre 2018. E’ prevista la partecipazione al corso per un numero massimo di 40 persone

 

11 SETTEMBRE 2018 ore 18.00

 

  • Costituzione e ordinamento penitenziario ed il ruolo concreto della magistratura di sorveglianza
  • Norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà (Dpr 30/06/2000, n. 230)

 

18 SETTEMBRE 2018 ore 18.00

 

  • Il carcere nella vita quotidiana : norme, regole , comportamenti
  • Ruolo e funzioni degli operatori penitenziari
  • Educatori carcere di Rebibbia femminile
  • Puericultrici del Nido di Rebibbia Femminile
  • La mediazione culturale

 

25 SETTEMBRE 2018 ore 18.00

 

  • Diritto alla salute in carcere :La riforma della medicina penitenziaria
  • Salute delle donne in carcere
  • Tutore: Diritto alla salute del minore non accompagnato
  • Salute dei bambini da 0 a 3 anni reclusi con le loro madri

 

2 OTTOBRE 2018 ore 18.00

 

  • Genitorialità
  • Affido di minori

 

9 OTTOBRE 2018 ore 18.00

 

  • Il valore dell’eguaglianza e del sapere per la formazione del futuro cittadino (articolo 3 della Costituzione)
  • La formazione di base per l’inserimento sociale

 

16 OTTOBRE 2018 ore 18.00

 

  • – La formazione professionale per l’inserimento lavorativo , le opportunità esistenti per accedervi
  • – Le opportunità/possibilità di lavoro dentro e fuori dal carcere
  • – Attività artigianali : laboratori manufatti

 

 

 

  • Ruolo del tutore per la realizzazione dei diritti dei minori non accompagnati ( diritto all’istruzione a all’accesso al lavoro

 

23 OTTOBRE 2018 ore 18.00

 

  • Il ruolo del volontario nel più ampio contesto della solidarietà sociale

 

30  OTTOBRE 2018 ore 18.00

 

  • Funzioni dei garanti dei detenuti
  • Norme sulla convenzione dei Diritti dell’Infanzia per il tutore

 

6 NOVEMBRE 2018 ore 18.00

 

Ruolo assistenti sociali UEPE

Pene alternative

 

13 NOVEMBRE 2018 ore 18.00

 

  • Riforma terzo settore

 

20  NOVEMBRE 2018 ore 18.00

 

  • Incontro con ex detenute

 

27 NOVEMBRE 2018

 

  • Stage all’interno del carcere e della casa famiglia

 

SI PREVEDE LA PARTECIPAZIONE DEI SEGUENTI RELATORI:

 

  • Giudice dei minori
  • Direttori Carceri
  • Personale carcerario
  • Magistrati
  • Avvocati
  • Garanti
  • Medici
  • Terzo settore
  • ex detenuti
  • Casa Famiglia
  • IV Municipio
  • IX Municipio

 

 

Roma, giugno 2018

Musica dentro: canti e suoni della nostra Terra

 

Per la Giornata mondiale della musica, esibizione del nuovo coro multietnico nato nel Laboratorio di musicoterapia della Casa circondariale di Regina Coeli

 

Mercoledì 21 giugno 2017, dalle 15 alle 17

Sala biblioteca di Regina Coeli – Via della Lungara, 29 – Roma

All’esibizione si unirà Nando Citarella con i Cymbalus ensemble

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Opera Nazionale Montessori è tra i nostri sostenitori

Siamo molto lieti di comunicare che Opera Nazionale Montessori è tra i nostri sostenitori.

In questo momento di grandi difficoltà per tutti coloro che lavorano nel sociale e per la difesa dei soggetti più deboli, è con profonda gratitudine che abbiamo accolto un generoso contributo dell’Opera Nazionale Montessori che storicamente si impegna per difendere la dignità del bambino.

Da sempre l’Opera Nazionale Montessori ha rappresentato un esempio di attenzione allo sviluppo della personalità dei bambini e di cura dell’infanzia.

Ci accumuna il fine di mettere al centro del nostro lavoro i bambini, in particolare nella nostra attività bambini che trascorrono in carcere i primi tre anni di vita, anni determinanti per la loro crescita trascorsi in un ambiente che li priva di una normale e serena relazione con il mondo esterno.

Grazie di cuore all’Opera Nazionale Montessori per averci sostenuto ed essere al nostro fianco in questa importante battaglia di civiltà.