2 marzo 2015

SFRATTO PER L’ASSOCIAZIONE “A ROMA, INSIEME – LEDA COLOMBINI ONLUS”

La onlus che da 25 anni “svolge un’importante attività di valenza sociale”, alleviando il soggiorno in carcere dei bambini detenuti a Rebibbia insieme alle loro madri, resta senza sede per effetto di una comunicazione ricevuta in questi giorni dal Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale.
“In mancanza del perfezionamento del diritto concessorio vengono meno i presupposti che giustificano il versamento ridotto dell’indennità d’uso con conseguente obbligo di riacquisizione del bene. Pertanto codesta associazione in regola con i versamenti registrati sul sistema informatico Ref2 Ater alla data di scadenza della concessione (12.9.2013) è invitata a rilasciare “bonariamente” il bene entro 10 giorni e al pagamento della rimanenza dovuta dalla data di scadenza a oggi pari a 27 mila e 500 euro, oltre agli interessi legali”.
A tre anni di distanza dalla richiesta presentata agli uffici del Comune di Roma per il rinnovo della concessione dei locali in via S. Angelo in Pescheria 35 , la “diffida” da parte del Comune di Roma arriva come uno “schiaffo in faccia” alla presidente dell’Associazione “A Roma, Insieme – Leda Colombini Onlus” che annuncia la presentazione agli uffici competenti di una memoria difensiva da parte degli avvocati.
“La diffida che ci intima di lasciare i locali e di pagare 27 mila euro di “arretrati” – denuncia Gioia Passarelli – è datata 4 febbraio e l’abbiamo ricevuta il 22 febbraio 2016, fino a quel giorno e per tre anni ( dal 13 settembre 2013) non c’è stata alcuna risposta. Non solo – prosegue la presidente – nelle more della conferma della concessione, abbiamo continuato a ricevere ogni mese un bollettino di conto corrente precompilato con l’importo mensile da pagare alla società Romeo, che per il Comune gestiva la riscossione degli affitti, importo che è stato puntualmente da noi pagato e da loro riscosso ogni mese. Oggi di punto in bianco i dirigenti comunali comunicano la decisione di non “poter procedere al rinnovo della concessione in base alla deliberazione n. 140 del 2015” con la conseguenza di mettere l’Associazione in mezzo alla strada.” Il fatto grave sottolinea la memoria difensiva – è che non si faccia distinzione tra attività di natura commerciale e l’attività dell’associazione svolta senza scopo di lucro e a sostegno dei bambini e della madri detenute e dei soggetti più deboli. “La nostra – aggiunge la Passarelli – è un’organizzazione di puro volontariato che non ha mezzi per produrre reddito, se non la raccolta fondi per finanziare i nostri progetti. Ma non restano risorse sufficienti a pagare un affitto di mercato, dal momento che siamo già stati privati di qualsiasi forma di contributo pubblico. Questo – conclude amaramente la Passarelli – se non si riuscirà a trovare un accordo, potrebbe voler dire essere costretti a cessare un’attività sociale riconosciuta come essenziale”.